Hai considerato tutte le varie opzioni a tua disposizione e hai deciso di abortire.
Forse per varie ragioni, emotive, economiche ecc., non sei ancora pronta a diventare genitore.
Forse hai subito uno stupro o un incesto o, ancora, hai già più bambini da gestire, quindi hai deciso di abortire.
Trattandosi di una decisione tanto complessa quanto dolorosa, certamente, a questo punto, avrai almeno un miliardo di domande che ti ronzano nella mente e a nessuna di loro sai dare una risposta.
Domande, paure ed ansia
Ci si sente frastornate ed impaurite e, oltretutto, non si ha la più pallida idea di cosa aspettarsi.
Come mi sentirò dopo?
Farà male?
Avrò, in seguito, il coraggio di dirlo?
Gli altri verranno a saperlo?
Ci saranno strascichi fisici e psicologici?
Rispondere a tali quesiti non è semplice, anche perché ogni persona è a sé ed ha un proprio modo di reagire agli eventi sia dal punto di vista fisico che mentale, ma cerchiamo almeno di placare la normale ansia che precede un aborto spiegando, in modo freddo ed asciutto, cos’è.
L’aborto è antico quanto la gravidanza.
In base alle fonti storiche in nostro possesso, il primo aborto di cui abbiamo notizia fu eseguito in Cina in un’epoca compresa tra il 515 e il 500 a.C..
Ovviamente, a quell’epoca, non avendo a disposizione i mezzi che abbiamo oggi, l’aborto era tutt’altro che sicuro e spesso la donna moriva.
Attualmente l’aborto è una procedura molto sicura che riguarda circa 1,3 milioni di donne ogni anno, purché, lo sottolineiamo con forza, esso venga eseguito all’interno di una struttura sanitaria e da personale medico ed infermieristico serio e specializzato.
Ma entriamo nei dettagli tecnici.
I tipi di aborto
Esistono due diversi tipi di aborto: quello chirurgico e quello farmacologico.
Ecco cosa aspettarti a seconda che tu scelga fra o l’una o l’altra opportunità.
L’aborto farmacologico pone fine alla gravidanza attraverso l’utilizzo di specifici farmaci, ma funziona solo se la gestazione è precoce: il limite è compreso fra i 49 e i 63 giorni.
Sotto la guida di un medico, la donna assume mifepristone, che blocca la produzione di progesterone, fondamentale per favorire la produzione di rivestimento uterino che aiuta la crescita fetale, oppure metotressato, che blocca la crescita della gravidanza.
A questo punto è necessario prendere un secondo farmaco, il misoprostolo, che ammorbidisce la cervice, provoca la contrazione dell’utero e ne fa espellere il contenuto.
In seguito a ciò, entro qualche ora o giorno, si ha un forte sanguinamento, che è l’aborto stesso.
Dopo un paio di settimane circa, la donna deve tornare in clinica o in ospedale per una visita di controllo che accerti la completezza dell’avvenuto aborto e le buone condizioni di salute generali del soggetto.
I farmaci sopra menzionati possono causare gravissimi difetti al nascituro pertanto, nel caso l’aborto non sia stato completo, si dovrà procedere aspirando dall’utero ciò che resta del feto.
L’aborto chirurgico è il solo possibile se sono trascorsi più di 63 giorni dal concepimento.
Per prima cosa la donna deve prendere appuntamento per sottoporsi alla visita: l’utero viene esaminato con lo speculum (in alcune strutture con sedazione, in altre senza).
A questo punto il ginecologo fa dilatare la cervice attraverso l’iniezione di un farmaco paralizzante; la dilatazione si ottiene con diverse metodologie, farmacologiche o meccaniche.
Un tubo viene inserito nell’utero facendolo passare attraverso la cervice e il contenuto viene aspirato.
Dopo due o quattro settimane dall’intervento, è decisamente opportuno eseguire una visita di controllo per assicurarsi che tutto si sia svolto per il meglio.
In sé, la procedura dura solo 10-20 minuti, ma occorre tempo per ricevere le istruzioni necessarie, sottoporsi ad esami ed analisi, completare le pratiche burocratiche e, ovviamente, per il recupero.
Dopo un aborto farmacologico si dovrebbe stare meglio di giorno in giorno, ma il sanguinamento può persistere fino a quattro settimane, mentre per tornare al lavoro e/o a svolgere le normali attività quotidiane, occorrono un paio di giorni.
L’aborto chirurgico può comportare crampi, ma in genere, se non ci sono complicanze, è possibile tornare al lavoro già il giorno dopo.
Si consiglia, in ogni caso, il dovuto riposo, affinché il corpo e la psiche possano elaborare e riprendersi da un evento che, comunque lo si voglia vedere, rappresenta sempre un trauma per chi è costretta a farci i conti.